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Quale pubblico per la scienza (Contributo in atti di convegno)
- Type
- Label
- Quale pubblico per la scienza (Contributo in atti di convegno) (literal)
- Anno
- 2010-01-01T00:00:00+01:00 (literal)
- Alternative label
- Http://www.cnr.it/ontology/cnr/pubblicazioni.owl#autori
- Adriana Valente (literal)
- Http://www.cnr.it/ontology/cnr/pubblicazioni.owl#titoloVolume
- Atti del XVIII Congresso ANMS Musei Scientifici Italiani verso la Sostenibilità Stato dell'arte e prospettive (literal)
- Rivista
- Note
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- Titolo
- Quale pubblico per la scienza (literal)
- Http://www.cnr.it/ontology/cnr/pubblicazioni.owl#curatoriVolume
- Elisabetta Falchetti; Gianluca Forti (literal)
- Abstract
- Usually, as operators or researchers in the field, when reflecting on the public of science we try to grasp the complexity involved in the science-society relationship.
Someone recently changed perspective, putting forward a very provocative question: what if the public of science turns out to be a myth? How else to explain the disastrous situation of scientific publishing in Italy?
In light of these considerations, we try to read and read again the most recent international and national surveys(by the research group Science Communication and Education of the CNR). How does the public (or some groups within it) look at the science and how do scientists look at their public?
We are in a mixed picture: scientists who make self-criticism (\"we don't pay enough attention to put simply our knowledge\"), teachers who value the role of museums in education, students deserting them but then hoping not to turn off contacts, rather to increase.
But what happens if we do not evoke museums to the public, neither explicitly ask the public to rule on them? When do museums come to mind, with what are they linked in the collective imagination?
Data from the 2009 survey on innovation show that museums are automatically and instinctively connected to the concept of culture, but not to that of innovation. What to do, then, to occupy thenew space that young people seek? Perhaps, rather than representing innovation, dealing with innovation in education and communication may establish a new relationship between people and museums. (literal)
- Nella riflessione sul pubblico della scienza gli studiosi colgono la complessità insita nel rapporto scienza-società. Proviamo a leggere e a ri-leggere i dati più recenti delle indagini nazionali e internazionali alla luce di un difficile inquadramento del pubblico della scienza e di una scarsa domanda popolare di informazione scientifica. Come il pubblico, o alcuni gruppi al suo interno, vedono la scienza, e come gli scienziati vedono il pubblico? Ci troviamo a registrare una situazione eterogenea: scienziati che fanno autocritica, docenti che apprezzano i musei nella loro dimensione didattico-formativa, studenti che li disertano ma che poi vorrebbero che il contatto non si esaurisse, anzi che auentasse. Ma cosa avviene se non siamo noi ad evocare al pubblico i musei, né a chiedere esplicitamente di pronunciarsi su questi? Quando è che il mudseo viene alla mente, a cosa è accostato nell'immaginario collettivo? Dai dati dell'indagine sull'innovazione del 2009 risulta che i musei vengono automaticamente ed istintivamente collegati al concetto di cultura, ma non a quello di innovazione. Cosa fare, allora, per occupare uno spazio nuovo, che anche i giovani sollecitano? Forse, più che rappresentare l'innovazione, innovare nella funzione didattica e comunicativa potrà stabilire una nuova relazione tra persone e musei. (literal)
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