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Collana Supplementi di Bruniana & Campanelliana (Curatela)
- Type
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- Collana Supplementi di Bruniana & Campanelliana (Curatela) (literal)
- Anno
- 2007-01-01T00:00:00+01:00 (literal)
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- - vol. XVI - The Alchemy of Extremes. The Laboratory of the Eroici furori of Giordano Bruno, edited by E. Canone, I. D. Rowland, 2007, pp. 176.
- vol. XVII - Nicholas Hill, Philosophia Epicuraea Democritiana Theophrastica, edited by Sandra Plastina, 2007, pp. 196.
- vol. XIX - Bruno G., Centoventi articoli sulla natura e sulluniverso contro i Peripatetici. Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos, a cura di E. Canone, 2007, pp. XXII-54.
- vol.XX - Tessicini D., I dintorni dell'infinito. Giordano Bruno e l'astronomia del Cinquecento, 2007, pp. 212.
- XXI - Campanella T., Sintagma dei miei libri e sul corretto metodo di apprendere. De libris propriis et recta ratione studendi syntagma, a cura di G. Ernst, con una nota iconografica di E. Canone, 2007, pp. 140.
-vol. XXII - Cao G. M., Scepticism and Orthodoxy. Gianfrancesco Pico as a reader of Sextus Empiricus. With a facing text of Picos Quotations from Sextus, 2007, pp. XIV-110.
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- Canone E., Ernst G. (codirettori) (literal)
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- Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali (literal)
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- Canone E., Ernst G. (literal)
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- - vol.XVI:Il volume raccoglie gli atti di una Conferenza internazionale, tenuta a Roma nel maggio del 2003 e promossa dallIstituto del Lessico Intellettuale Europeo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con lAccademia Americana di Roma. Il titolo della conferenza, ripreso da un volume di Ferruccio Masini pubblicato nel 1967, riporta unespressione che corrisponde ad una immagine e ad unidea evocata più volte negli Eroici furori. Lopera, di struttura complessa sia per il linguaggio che per il contenuto filosofico, fu pubblicata a Londra nel 1585; costituita da un commento che vari interlocutori intrecciano su una serie di testi lirici, i dieci dialoghi che la compongono rivelano in apparenza una tematica amorosa, mentre discutono in realtà della salita dellanima verso lUno infinito. In questo senso, lamore diviene una forza esaltante, unesperienza travolgente vissuta dal saggio per divenire altro da sé e poter attingere alla divinità. Il commento di Bruno vuole quindi dimostrare come sia possibile raggiungere una immersione nellunità infinita delluniverso attraverso lo strumento della poesia e attraverso luso del furor, che la tradizione platonica riconosceva come carattere peculiare del poeta. I contributi raccolti si occupano tutti di varie problematiche inerenti lopera ed il contesto in cui essa si pone, dal rapporto con il platonismo e laristotelismo alla riflessione sulla magia, che interessa gran parte della produzione filosofica di Bruno, dallanalisi della posizione del filosofo nolano nei confronti della religione allo studio del linguaggio poetico, inserito nella tradizione del petrarchismo ma caratterizzato da una forte carica aggressiva e deformante.
Contents: E. Canone, I. D. Rowland, Preface; L. Albanese, La teologia apofatica negli Eroici furori; S. Bassi, Dagli Eroici furori alle opere magiche di Bruno. Percorsi di lettura; P. R. Blum, La caccia di Atteone: mistero e commedia umana tra lo Spaccio e gli Eroici furori¸A. Bonker-Vallon, Hidden unity and self-consciousness of the subject: the presence of neoplatonic christian tradition in the Heroic Frenzies; E. Canone, The two lights: the final concert of Eroici furori; H. Gatti, The sense of an ending in Brunos Heroici furori; D. Giovannozzi, «De amore qui hereos dicitur». Echi della dottrina della malattia damore negli Eroici furori; A. Maggi, 'Luomo astratto'. Philosophy and emblematic rhetoric in the Eroici furori; I. D. Rowland, Bruno and Luigi Tansillo; L. Spruit, Bodily arousal, emotion and tranquillity in Brunos Eroici furori; E. Tarantino, The Eroici furori and Shakespeare; M. Wyatt, Bruno and the 'eroico e generoso animo' Philip Sidney. Abbreviations. Index of names
- Vol. XVII:Nicholas Hill, nella Philosophia Epicuraea Democritiana Theophrastica, pubblicata in prima edizione nel 1601 a Parigi e poi successivamente a Ginevra nel 1619, si rivolge allatomismo epicureo per delineare la sua idea di natura, considerando la concezione corpuscolare della materia lunica alternativa valida alla teoria aristotelica. Il medico-filosofo inglese propone unimmagine del mondo che possa rappresentare il superamento del metodo astratto dindagine della natura e dei postulati di carattere metafisico, aprendosi alla ricchezza dellesperienza sensibile e alle molte 'inaudite' novità scientifiche che provengono dallosservazione diretta della natura e dei suoi processi. Nella Philosophia Epicuraea la presenza di Epicuro, di Lucrezio e dei matematici greci si salda alla nova philosophia di Francesco Patrizi, al copernicanesimo di Giordano Bruno, alla filosofia magnetica di William Gilbert, alla medicina alchemica di Paracelso. Nei cinquecentonove aforismi che compongono lopera, manifesto programmatico di una philosophia nec nova nec vetus, lautore spazia dalla fisica alla politica, dallastronomia alletica, dalla medicina alla teologia, sostenendo la sua visione filosofica fondata consapevolmente sullaccostamento di voci e fonti diverse. Snodando il filo dei suoi argomenti, Hill induce il lettore a seguirlo nel suo gioco di riprese tematiche e di improvvisi abbandoni, ricucendo in profondità la trama composita e variegata della sua ispirazione unitaria.
Sommario: Introduzione. Nicholas Hill: un medico-filosofo 'epicureo' della tarda età elisabettiana; I. A proposito di Democrito e di Epicuro; II. Democrito ed Epicuro in Inghilterra; III. Epicurei e atei; IV. «And New Philosophy calls all in doubt». John Donne, Anatomy of the World (1611); V. Walter Ralegh tra scetticismo e teologia naturale; VI. L'atomismo di Thomas Harriot; VII. La Philosophia Epicurea. Le vicende del testo; VIII. Nicholas Hill: «a disciple of Jordanus Brunus»; IX. Una nuova idea di mondo fisico. Il lessico patriziano della Philosophia Epicurea; X. Lo stoicismo come filosofia della resistenza. Nota. Philosophia Epicurea, Democritiana, Theophrastica proposita simpli-citer, non edocta. Per Nicolaum Hill Anglum, Londinensem. Indice dei nomi.
- Vol. XIX: Lopuscolo Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos presenta il testo delle tesi di Giordano Bruno, contro la Fisica e il De Caelo di Aristotele, proposte e difese a Parigi, dove era rientrato dopo aver trascorso due anni e mezzo in Inghilterra, il 28 maggio 1586. Le tesi vennero pubblicate in occasione del primo incontro di una pubblica disputa che si sarebbe dovuta tenere nella sede del Collège de Cambrai anche nei giorni seguenti il 28 maggio, ma che fu sospesa a causa delle contestazioni, da parte di alcuni presenti, delle radicali tesi bruniane già nel corso di quel primo incontro. Gli Articuli adversus Peripateticos furono probabilmente stampati da Bruno, in pochissimi esemplari, poco prima della data della disputa. Alcuni argomenti erano veramente audaci e con essi Bruno entrava in aperto conflitto non solo con gli aristotelici tradizionalisti (che si riteneva regnassero in particolare alla Sorbona), ma anche, più in generale, con la cosiddetta 'filosofia delle scuole': una filosofia ritenuta da Bruno servile e imbevuta di grammatica, considerata un vero e proprio esercizio di occultamento della verità. Uscendo, più che in precedenza, allo scoperto, Bruno si proponeva «lavato il capo al povero Aristotele», di «destruggere tutta la filosophia peripatetica» (da una lettera di Jacopo Corbinelli, 1586). Il testo di questo opuscolo risulta quindi di notevole importanza per comprendere quella svolta che si compie nellattività di Bruno dopo il periodo da lui trascorso in Inghilterra, con la ricerca da parte del filosofo nolano di una maggiore diffusione europea delle sue idee. Gli Articuli documentano inoltre linsanabile conflitto con la 'filosofia delle scuole', proprio sul terreno di una nuova filosofia della natura che si ispirava ai presocratici senza sottrarsi al confronto con il dibattito scientifico coevo.
Dellopera si conosce oggi un solo esemplare, conservato presso la British Library di Londra, di cui si presenta qui, per la prima volta, la traduzione in italiano e ledizione critica: ambedue sono basate su un lavoro attento e scrupoloso di ricostruzione del testo dellunico esemplare a stampa, abbastanza deteriorato, che ci è giunto.
Sommario: E. Canone, Introduzione; G. Bruno, Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos / Centoventi articoli sulla natura e sulluniverso contro i Peripatetici. Abbreviazioni e sigle. Indice dei nomi.
- Vol. XX: Le ricerche contenute in questo volume studiano il rapporto tra la filosofia di Giordano Bruno e la scienza astronomica del Cinquecento. Il tema non è nuovo, e nemmeno recente, visto che una prima discussione risale a soltanto sei anni dopo la morte del filosofo il De stella nova di Kepler è del 1606 , e che esso è stato più volte affrontato sia nell'ambito degli studi bruniani che in quello delle ricerche sulla rivoluzione scientifica. Le varianti che Dario Tessicini propone nel suo studio risiedono specificamente negli ambiti di indagine che sono stati affrontati e si fondano su testi e contenuti diversi da quelli solitamente associati con la filosofia di Bruno: lAutore studia l'argomento rimanendo il più possibile all'interno dei confini tematici, temporali e, quando opportuno, anche geografici del dibattito astronomico e cosmologico del quale Bruno fu partecipe sul finire del Cinquecento. In questo senso, i dintorni nel titolo si riferiscono in primo luogo a una dimensione della ricerca ristretta agli ambienti più vicini al filosofo durante la concezione del suo pensiero. I risultati di questo criterio di lavoro emergono con particolare chiarezza nello studio di alcuni capitoli del De immenso, che sono stati messi a confronto con testi prodotti, pubblicati e/o discussi nei circoli intellettuali e nei luoghi conosciuti da Bruno durante il soggiorno tedesco (1586-1591). Sul piano dell'interpretazione filosofica, il titolo allude inoltre a quei temi che si dispongono intorno alla teoria dell'infinito fisico, pur non essendone parte integrante. La disposizione e il moto dei pianeti all'interno del nostro sistema solare, la questione affrontata nei primi due capitoli, e l'interpretazione dei fenomeni celesti temporanei apparsi nell'ultimo quarto del Cinquecento delimitano con una certa precisione, pur rimanendo argomenti di ampio respiro, un nucleo problematico concettualmente legato sia alla tematica dell'infinito per esempio, attraverso le questioni della pluralità dei mondi e dell'estensione delle dimensioni dello spazio cosmico , sia al dibattito in corso all'epoca di Bruno (basti pensare alla letteratura sulla nova del 1572 e alle comete, oggetto di indagine della seconda parte del volume).
Per quanto riguarda il metodo di lavoro, Tessicini presta particolare attenzione al confronto tra i testi. Dove possibile, cerca di stabilire relazioni intertestuali, che in alcuni casi prendono la forma di vere e proprie citazioni da parte di Bruno. Anche qui si tratta, per certi versi, di 'dintorni', il cui significato non risiede tanto negli aspetti singoli e particolari della loro presenza nei testi di Bruno, quanto nell'essere, tutti insieme, un prezioso indicatore del modo in cui il filosofo è andato specificando e articolando le sue tesi sulla cosmologia e l'astronomia.
Sommario: Introduzione. Capitolo I. La terra e la Luna: L'errore copernicano; La Luna; LAntiterra; Pitagorismo e copernicanesimo; Filolao, Bruno, Kepler. Capitolo II. I pianeti: Gli Articuli adversus mathematicos; Antichtoni mundi; I diagrammi e lillustrazione scientifica; Mercurio e Venere; Ordine egizio; Marte, Giove, Saturno. Capitolo III. La Nova del 1572: Scenari interpretativi: Brahe, Maestlin, Hagecius; Segni nel cielo, fenomeni naturali; Moti retti e universo infinito; La natura del nuovo astro. Capitolo IV. Le comete: Il De l'infinito e la dottrina aristotelica; Il De immenso e l'astronomia alla fine del Cinquecento; Il Diarium di Elias Olaus Cimber; La Theoria nova di Helisaeus Roeslin; Pianeti invisibili. Abbreviazioni. Indice dei nomi.
- Vol. XXI: Scritto di getto a Roma negli anni '30 su sollecitazione di Gabriel Naudé, che lo pubblicherà a Parigi nel 1642, a tre anni di distanza dalla morte dellautore, il Syntagma de libris propriis di Campanella è una autobiografia intellettuale alla quale attinsero da subito tutti i biografi e gli studiosi del filosofo. Il testo risulta di grande rilievo per più aspetti. Fonte insostituibile per le notizie biografiche che fornisce, a partire dallo scorcio dellinfanzia e degli anni giovanili per giungere alletà matura, e mappa preziosa delle complesse vicende redazionali dei libri dellautore, in pagine importanti il Sintagma si sofferma sul corretto metodo di apprendere, sottolineando la necessità di una ricerca continua e di un fecondo dubbio critico, in un incessante confronto dei libri degli uomini con quello infinito della natura e superando il pregiudizio «per cui si crede di aver trovato quello che si cerca in quello che ci piace», e nella parte conclusiva enuncia giudizi rilevanti per acume e incisività su taluni autori nei diversi campi dello scibile. Nella presente edizione a cura di Germana Ernst il testo latino, emendato in più punti rispetto a quello edito presso Laterza da Vincenzo Spampanato nel 1927, è affiancato dalla traduzione italiana e corredato da un adeguato apparato di note. Il saggio iconografico in chiusura del volume, nel quale Eugenio Canone illustra e commenta quattro fra le più significative immagini del filosofo, dando conto delle scoperte più recenti che vengono a integrare una ricca tradizione iconografica, contribuisce a completare il ritratto del filosofo.
Sommario: G. Ernst, Introduzione. Nota al testo. T. Campanella, De libris propriis et recta ratione studendi syntagma / Sintagma dei miei libri e sul corretto metodo di apprendere; E. Canone, Il volto di Campanella in due dipinti e due incisioni. Abbreviazioni e sigle. Indice dei nomi.
- Vol. XXII: La dottrina recente sullo scetticismo moderno ha affermato il bisogno di una chiara distinzione «tra lo scetticismo e le correnti di pensiero che con esso hanno qualche attinenza: il relativismo, lo storicismo ed il pessimismo epistemologico» (I. Maclean), così come tra le definizioni di scetticismo più o meno determinate da un punto di vista storico (L. Nauta). Sulla base di queste valutazioni, lAutore, Gian Mario Cao, intende parlare di un moderno scetticismo solo «se la parte più importante della dottrina scettica antica è presa in considerazione e confermata legual valore delle fedi, la sospensione del giudizio e la tranquillità della mente». Per sostenere la sua tesi, egli prende in considerazione il momento iniziale dello scetticismo moderno e focalizza la sua attenzione sul modo in cui Gianfrancesco Pico della Mirandola (1469-1533), uomo del Rinascimento, affrontò le opere di Sesto Empirico (fine del II secolo d.C.), che rappresenta la migliore fonte di informazioni sullo scetticismo antico. Attraverso lanalisi dellopera Examen Vanitatis (1520), il volume studia i rapporti di Gianfrancesco con lo scetticismo del mondo classico, la sua attrazione verso principi filosofici contrari ad ogni dogmatismo ma, nello stesso tempo (e abbastanza paradossalmente), i suoi rapporti stretti con letica cattolica del tempo e, infine, il suo biasimo verso ogni tipo di libertà di pensiero. NellAppendice sono riportate, con testo a fronte, le citazioni di Gianfrancesco Pico dallopera di Sesto Empirico.
Table of contents: Introduction; 1. Scepticism and prejudice; 2. Modes; 3. Disagreement; 4. The Examen Vanitatis at the Council. Appendix. Index of names.
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