L'evoluzione delle politiche del lavoro all'inizio del terzo millennio (Articolo in rivista)

Type
Label
  • L'evoluzione delle politiche del lavoro all'inizio del terzo millennio (Articolo in rivista) (literal)
Anno
  • 2005-01-01T00:00:00+01:00 (literal)
Alternative label
  • Antonelli G.* , Nosvelli M.** (2005)
    L'evoluzione delle politiche del lavoro all'inizio del terzo millennio
    in Istituzioni e sviluppo economico (Testo stamp.); Franco Angeli, Milano (Italia)
    (literal)
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  • Antonelli G.* , Nosvelli M.** (literal)
Pagina inizio
  • 27 (literal)
Pagina fine
  • 66 (literal)
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  • 1-2 (literal)
Rivista
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  • 39 (literal)
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  • * Università di Bologna, (literal)
Titolo
  • L'evoluzione delle politiche del lavoro all'inizio del terzo millennio (literal)
Abstract
  • Il mercato del lavoro europeo, come mostra questo saggio, quanto più viene analizzato nel dettaglio, tanto più evidenzia la difformità delle situazioni presenti. Per facilitare l'interpretazione di tali difformità è stato adottato un approccio analitico deduttivo, che muove dalla sintesi a livello continentale di tali difformità. I modelli effettivi di capitalismo, che si pongono ad un livello intermedio tra quello continentale e quello regionale, mantengono, nonostante il processo di coesione, le differenze nelle caratteristiche di base sia sotto il profilo istituzionale, che delle dinamiche relative ai mercati del lavoro. I successi del modello anglosassone negli ultimi anni in termini di capacità di generare occupazione, non sembra poter giustificare l'ipotesi di una sua egemonia completa in ambito continentale. Infatti è dimostrato che in Europa, alle disomogeneità presenti fra modelli di capitalismo e singole nazioni, si sovrappongono radicate e persistenti differenze regionali che disegnano un continente frammentato in molteplici mercati locali del lavoro. L'eterogeneità dei mercati del lavoro regionali sono, a nostro parere, da interpretare come una caratteristica nuova dei sistemi di capitalismo, che nella loro dinamica strutturale, fanno emergere sempre più chiaramente le disparità locali fra aree a maggiore sviluppo e aree arretrate. Tali disparità dipendono solo in parte dai sistemi di regolazione nazionali che, comunque, non sembrano in grado di riequilibrare da soli i differenziali di crescita che, se da un lato risultano fortemente influenzati dalla matrice locale, dall'altro sono coinvolti direttamente nei processi di internazionalizzazione e di globalizzazione internazionale. Per questo, a nostro avviso, risulta cruciale il ricorso a politiche del lavoro europee. Le quali, tuttavia, fino ad oggi hanno prevalentemente puntato alla convergenza utilizzando un approccio top down, di adeguamento a standard utilizzati in modo relativamente rigido e con un'enfasi sul livello nazionale di governo, perfino nel quadro del c.d. 'open method of coordination'. Questo non sempre è risultato efficace, come si può evincere dal ricorso indifferenziato a politiche c.d. 'attive' del lavoro, che, sebbene utili per le regioni in cui il problema è quasi esclusivamente rappresentato dal mancato equilibrio tra domanda e offerta, sono di dubbia efficacia in contesti in cui si tratta di affrontare il nodo di una disoccupazione strutturale coniugata con quella da carenza di domanda effettiva. D'altro canto gli sviluppi più recenti, oltre a introdurre il tema del rafforzamento della dimensione locale, mostrano la consapevolezza da parte delle istituzioni nazionali ed europee della necessità di cambiamenti nelle politiche del lavoro con l'obiettivo della semplificazione e della flessibilità operativa. Nell'attuale strategia europea per l'occupazione sembra pienamente acquisita l'importanza della valutazione dei risultati, concernenti non solo e non tanto la disoccupazione, ma soprattutto l'occupazione e la partecipazione alle forze di lavoro. In questo sta il recupero di tesi già presenti nel Libro Bianco di Delors e specificamente la necessità di un percorso di sviluppo legato all'innovazione e all'incremento del livello di istruzione e formazione della popolazione europea. A questi contenuti della strategia europea per l'occupazione fa riferimento anche lo schema di politiche economiche e del lavoro che proponiamo. In esso le politiche vengono orientate anzitutto alla creazione del potenziale di crescita e in secondo luogo a favorirne uno sfruttamento razionale. Per garantire l'efficacia di queste linee di intervento è essenziale prevedere obiettivi e orizzonti temporali ben definiti. A questo proposito sono da accogliere positivamente le novità introdotte nel vertice di Barcellona del 2002 in tema sia di semplificazione delle politiche del lavoro, sia di un loro maggiore coordinamento e sincronizzazione tra dimensione sociale ed economica. Nel progetto di sviluppo europeo, le parti sociali e le organizzazioni intermedie ricoprono un ruolo di primo piano in quanto esse sono essenziali nel sostenere lo sviluppo dei sistemi locali dal basso e di favorirne l'apertura. Ciò grazie alla duplice peculiarità delle organizzazioni intermedie di essere al contempo radicate nei sistemi locali e inserite in reti a grande diffusione nazionale ed europea. In tal modo esse sono in grado di contribuire allo sviluppo europeo dal basso, sia valorizzando le eterogeneità dei mercati locali, sia garantendo la diffusione delle buone prassi tramite efficaci meccanismi di cooperazione. In conclusione, data l'impostazione delle politiche europee qui discussa e considerata la fase di criticità che attraversa il made in Italy, sembra opportuna l'introduzione di politiche territoriali in grado di rendere competitivi i sistemi locali italiani. Tale obiettivo va inquadrato come fattore strutturale di un nuovo assetto delle politiche economiche e del lavoro . Tale nuova architettura delle politiche locali dovrebbe essere rivolta, secondo una logica di sviluppo di lungo periodo, sia alla realizzazione di infrastrutture materiali ed immateriali in grado di incrementare il grado di Ricerca e Sviluppo e Innovazione, sia all'introduzione della flessibilità attiva per il miglioramento del livello di coesione sociale (Antonelli, De Liso, 2004). (literal)
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