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Nuovi dati sismo-stratigrafici sul Bacino del Volturno (Campania) (Abstract/Poster in atti di convegno)
- Type
- Label
- Nuovi dati sismo-stratigrafici sul Bacino del Volturno (Campania) (Abstract/Poster in atti di convegno) (literal)
- Anno
- 2009-01-01T00:00:00+01:00 (literal)
- Alternative label
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- Gemma Aiello; Anna Giuseppa Cicchella; Vincenzo Di Fiore; Ennio Marsella (literal)
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- Articolo in Atti di Convegno (literal)
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- L'acquisizione di nuovi dati di sismica multicanale sul Bacino del Volturno (Campania) ha consentito di costruire una sezione geologica interpretata, che mostra i principali rapporti stratigrafici tra le unità sismiche, individuate con i criteri della sismostratigrafia. Le linee sismiche qui presentate consentono di tracciare un quadro geologico della struttura profonda delle aree investigate, con particolare riferimento ai rapporti tra il basamento acustico ed il riempimento sedimentario all'interno del bacino. Sono state inoltre utilizzate, per integrare i risultati della sismica profonda, le linee sismiche commerciali appartenenti alla \"Zona E\" (sismica multicanale AGIP) ed i dati litostratigrafici di pozzi profondi localizzati sul margine tirrenico campano-laziale. (literal)
- Note
- ISI Web of Science (WOS) (literal)
- Abstract (literal)
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- CNR-IAMC Sede di Napoli (literal)
- Titolo
- Nuovi dati sismo-stratigrafici sul Bacino del Volturno (Campania) (literal)
- Abstract
- L'acquisizione di nuovi dati di sismica multicanale sull'area del Bacino del Volturno ha consentito di costruire una sezione geologica interpretata, che mostra i principali rapporti stratigrafici trale unità sismiche, individuate con i criteri della sismo-stratigrafia. Le linee sismiche qui presentate
consentono di tracciare un quadro geologico della struttura profonda delle aree investigate, con particolare riferimento ai rapporti tra il basamento acustico ed il riempimento sedimentario all'interno del bacino. Sono state inoltre utilizzate, per integrare i risultati della sismica profonda, le linee sismiche commerciali appartenenti alla \"Zona E\" (sismica multicanale AGIP) ed i dati litostratigrafici di pozzi profondi localizzati sul margine tirrenico campano-laziale (Ippolito et al., 1973;Ortolani e Aprile, 1978). L'elaborazione dati della sismica multicanale, che ha costituito parte integrante del presente lavoro è stata condotta attraverso l'uso di software specifici. La procedura iniziale del processing sismico è consistita nel controllo di qualità dei dati sismici e nell'assegnare la geometria di campo. L'editing delle tracce sismiche è stato finalizzato al rilevamento delle tracce sismiche e degli spikes, che potevano indurre problemi con la Fast Fourier Transform (FFT; Trasformata di Fourier). Un top muting ha consentito di eliminare il segnale al di sopra dei primi arrivi delle tracce sismiche. L'Automatic Gain Control (AGC) ha consentito una normalizzazione delle tracce sismiche. Il processing dei dati è stato finalizzato a ridurre il rumore casuale presente nei dati sismici ed al migliorare la risoluzione del wavelet sismico con algoritmi di deconvoluzione di spiking. L'analisi di velocità è stata eseguita per rimuovere il moveout sulle famiglie di CDP, con lo scopo di definire la velocità dei differenti riflettori sismiche e di produrre la sezione stacked finale. Una deconvoluzione post-stack è stata applicata ai dati per rimuovere gli arrivi delle multiple.
Dopo la deconvoluzione è stato applicato un filtro passa-banda per migliorare il segnale interessato lungo le sezioni sismiche. L'interpretazione sismica è stata effettuata secondo i criteri della sismostratigrafia e tenendo presenti le multiple ed il rumore sismico
Sul margine continentale campano-laziale i bacini peri-tirrenici spesso formano il prolungamento verso mare delle piane costiere prodotte dalla tettonica estensionale plio-quaternaria (Mariani e Prato, 1988; Brancaccio et al., 1991). L'evoluzione tettonico-sedimentaria di tali bacini risulta con-
nessa con l'evoluzione geologica neogenica della catena appenninica (Royden et al., 1987; Patacca e Scandone, 1989). Come suggerito anche da studi precedenti (Bartole, 1984; Argnani e Trincardi, 1990; Agate et al., 1993; Sacchi et al., 1994; Aiello et al., 2000) la storia deformativa dei bacini peri-tirrenici è caratterizzata dall'alternanza di fasi tettoniche compressive ed estensionali durante il Plio-Quaternario. In accordo con la letteratura geologica recente, il Mar Tirreno può essere considerato come un bacino estensionale di retro-arco, associato con la subduzione di litosfera della zolla africana al di sotto della zolla europea durante il Neogene ed il Quaternario (Boccaletti e Guazzone, 1974; Malinverno and Ryan, 1986; Royden et al., 1987; Doglioni, 1990). L'estensione nel bacino tirrenico è stata accompagnata dallo sviluppo di fasi complesse di compressione, sviluppo di faglie trascorrenti ed estensione, unitamente con la rotazione anti-oraria di falde nell'Appennino meridionale (Channell et al., 1990; Oldow et al., 1993). Le modalità di estensione nei bacini peri-tirrenici sono spesso caratterizzati da faglie listriche e dalle faglie antitetiche a queste associate, che hanno prodotto sistemi di semi-graben ad andamento NE-SW lungo il sistema Bacino Tirrenico-Appennino meridionale. La maggior parte di questi bacini si estendono verso E-NE. Questo causa una tipica morfologia costiera formata da dorsali montuose e piane costiere a queste alternate.
I lineamenti tettonici visibili a scala regionale sul margine continentale campano-laziale tra Gaeta e l'Isola d'Ischia sono rappresentati dall'alto strutturale del Circeo, un alto strutturale che presenta un andamento NW-SE e che rappresenta l'estensione verso mare del Promontorio del Circeo; dal Bacino di Terracina, che rappresenta un semi-graben, con andamento circa N-S, che diventa più ampio procedendo verso mare e si congiunge lateralmente con il Bacino di Gaeta; dall'alto strutturale di Terracina-Gaeta, che è un'ampia fascia di alti strutturali localizzata subito fuori Gaeta, che rappresenta la separazione fisiografica tra i Bacini di Terracina e di Gaeta; dall'alto strutturale del Massico, un alto strutturale con andamento NW-SE, che rappresenta il prolungamento verso mare dell'alto del Monte Massico; dal bacino del Volturno, caratterizzato da un depocentro localizzato in corrispondenza della foce del Volturno, dove il riempimento del bacino raggiunge lo spessore di 2,5 secondi. La distribuzione degli affioramenti e l'evoluzione delle facies dei depositi marini tardo-miocenici esposti a terra (Ortolani e Aprile, 1978) indica che ampie aree del bacino tirrenico sono caratterizzate da una morfologia costiera complessa, caratterizzata da ambienti di mare basso.
Ampie zone di piattaforma continentale si sono individuate lungo il margine meridionale tirrenico,dove i sistemi deltizi sono alimentati dai primi fiumi appenninici (es. proto-Tevere). In particolare, nei bacini di Terracina e del Volturno sono presenti sulla piattaforma continentale ampi sistemi deltizi, delimitati alla base da una unconformity controllata tettonicamente, che fossilizza le sequenze sismiche di syn-rift (Aiello et al., 2000).
Il gruppo inferiore di sequenze sismiche mostra una facies sismica con riflettori paralleli che ricoprono in onlap il top del basamento acustico ed appaiono localmente coinvolte da significative faglie dirette, che evidenziano una natura sin-sedimentaria di questi strati. Sul profilo sismico è stato riconosciuto un sistema deltizio caratterizzato da bottomset, foreset e topset. Gli strati del bottomset sono costituiti dalla sequenza PQ5. Gli strati del foreset nel mezzo della sequenza rappresentano il corpo dei sedimenti nel sistema. Le riflessioni sismiche corrispondenti al foreset del sistema deltizio, caratterizzate da riflessioni sigmoidi ed oblique sono le strutture più caratteristiche di un delta in costruzione (Berg, 1982). Presso la sommità della zona di foreset, si rinviene una zona di bypass sedimentario e di troncature erosive minori, che separano diverse fasi di progradazione, mentre eventi di downlap a basso angolo sono stati identificati più in profondità, al limite inferiore della zona di foreset. Negli strati del topset verso l'alto nella piana deltizia (sequenze PQ8-PQ10)
SESSIONE 3.2
GNGTS 2009 (literal)
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