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Indicatori geomorfologici di episodi di stazionamento basso del livello marino in base a dati sismici di altissima risoluzione nell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa (Tirreno meridionale) (Abstract/Poster in atti di convegno)
- Type
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- Indicatori geomorfologici di episodi di stazionamento basso del livello marino in base a dati sismici di altissima risoluzione nell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa (Tirreno meridionale) (Abstract/Poster in atti di convegno) (literal)
- Anno
- 2009-01-01T00:00:00+01:00 (literal)
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Gemma Aiello; Ennio Marsella; Nicola Pelosi (2009)
Indicatori geomorfologici di episodi di stazionamento basso del livello marino in base a dati sismici di altissima risoluzione nell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa (Tirreno meridionale)
in La variabilità del clima nel Quaternario: la ricerca italiana, Roma
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- Gemma Aiello; Ennio Marsella; Nicola Pelosi (literal)
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- Abstract e Poster in Convegno Nazionale (literal)
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- Abstract e comunicazione orale in atti di convegno nazionale (literal)
- Note
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- CNR-IAMC Sede di Napoli (literal)
- Titolo
- Indicatori geomorfologici di episodi di stazionamento basso del livello marino in base a dati sismici di altissima risoluzione nell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa (Tirreno meridionale) (literal)
- Abstract
- Vengono qui presentate alcune evidenze di carattere geomorfologico sulla presenza di episodi di stazionamento basso del livello del mare nell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa (Tirreno meridionale) in base ad una fitta griglia di profili sismici di altissima risoluzione Subbottom Chirp, recentemente acquisiti a bordo della nave oceanografica Urania del CNR. Tali evidenze sono rappresentate da superfici terrazzate disposte a varie quote sotto il livello del mare e che intagliano il basamento acustico roccioso, estesamente affiorante nel prolungamento in mare dell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa (Tirreno meridionale). Le strutture geologiche del sottofondo e, in generale, le morfostrutture e le sequenze sismiche sedimentarie, a contatto con gli estesi affioramenti di basamento acustico sono state l'oggetto di un'interpretazione geologica di dettaglio. Ciò ha consentito di analizzare l'architettura stratigrafica dei depositi quaternari indifferenziati, che si presentano ben sviluppati nelle aree depocentrali comprese tra la foce del fiume Solofrone e l'abitato di Agropoli, mentre sono praticamente assenti in corrispondenza dell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa. Gli affioramenti rocciosi risultano dalla prosecuzione verso mare delle unità stratigrafico-strutturali estesamente affioranti a terra nell'antistante settore emerso del Promontorio del Cilento (\"Flysch del Cilento\" Auct.; Ciampo et al., 1984; Bonardi et al., 1988).
Il Promontorio del Cilento costituisce un alto morfo-strutturale, che si interpone tra le depressioni costiere della Piana del Sele-Golfo di Salerno e del Golfo di Policastro. Tali rilievi sono costituiti da potenti successioni di sequenze torbiditiche silicoclastiche e carbonatiche, che immergono verso terra nei principali rilievi carbonatici dell'Appennino meridionale (\"Unità Alburno-Cervati\" Auct.). I terreni affioranti nel Promontorio del Cilento sono formati da rocce terrigene, che si sono accumulate all'interno di bacini profondi in un intervallo temporale compreso tra il Mesozoico superiore ed il Miocene superiore. La più antica di queste formazioni appartiene alle unità nord-calabresi, che rappresentano l'unità stratigrafico-strutturale più elevata di questo settore dell'Appennino meridionale. Nell'area del Cilento questa è rappresentata da una formazione di età compresa tra il Malm e l'Oligocene, composta da argille scure, marne e calcari marnosi, che raggiunge uno spessore di 1300 metri. L'unità nord-calabrese è ricoperta da unità sinorogeniche del Miocene inferiore, che mostrano un grado di deformazione minore rispetto alle unità tettoniche sovrastanti. Il Flysch del Cilento include, dal basso verso l'alto, le Formazioni di Pollica, S. Mauro e Monte Sacro, con uno spessore totale di 1500 m (Bonardi et al., 1988). Nell'estremo settore occidentale del Cilento si individuano una serie di depressioni morfologiche riempite da depositi alluvionali, la cui origine è da attribuire ad elementi strutturali con andamenti preferenziali NNE-SSW (Piana dell'Alento) e NW-SE (Piana di S. Maria di Castellabate e di S. Marco). La formazione di tali depressioni è attribuibile al tardo Pleistocene medio (Brancaccio et al., 1995); esse includono cicli trasgressivo-regressivi riferibili alle oscillazioni glacio-eustatiche degli stadi isotopici 9, 7 e 5 (Shackleton and Opdyke, 1973), dislocati di poche decine di metri rispetto alle loro quote originarie, tra la fine del Pleistocene medio e l'inizio del Pleistocene superiore.
Il Promontorio del Cilento è stato interessato da un sollevamento verticale di oltre 400 m durante il tardo Pleistocene inferiore ed il Pleistocene medio. Stime assolute dell'entità del sollevamento tettonico che ha coinvolto il Promontorio del Cilento sono ottenute dalla distribuzione verticale dei terrazzi marini pleistocenici lungo le coste del Cilento. Nel Cilento settentrionale i terrazzi marini più antichi (Pleistocene medio) si rinvengono a quote massime di 350 m s.l.m. (Cinque et al., 1994). Al Monte Bulgheria (Cilento meridionale) i terrazzi marini del Pliocene superiore-Pleistocene inferiore sono sollevati a quote di 450 m s.l.m., mentre quelli dell'Emiliano si rinvengono a quote massime di 350 m s.l.m. (Baggioni et al., 1981; Lippmann-Provansal, 1987, Borrelli et al. , 1988). Elementi morfologici delle aree costiere relativi a paleostazionamenti del livello marino durante il Pleistocene superiore (stadi isotopici 5e e 5c) evidenziano una sostanziale stabilità tettonica di questo tratto di costa dal Tirreniano ad oggi (Romano, 1992). L'assenza di movimenti verticali di rilievo durante gli ultimi millenni è inoltre ben testimoniata dalla posizione altimetrica dei depositi di spiaggia versiliana; tali depositi si inoltrano nelle depressioni fluviali costiere, incise durante la precedente regressione glaciale, per oltre 2 km all'interno della linea di costa (Cinque et al., 1994). Le falesie attuali sono incise nelle successioni arenacee e siltose della Formazione di Pollica ed in prossimità del Promontorio di Punta Licosa sottendono un ampio terrazzo di abrasione marina posto a quote tra i 4 ed i 10 m sul livello del mare, che si estende dalla Piana di S. Marco fino alla Baia di Ogliastro Marina. Dati geologici e geomorfologici raccolti tramite rilevamento diretto ed immersioni ARA, riguardanti sia il settore emerso che quello sommerso (Antonioli et al., 1994) hanno evidenziato sulla fascia costiera emersa una successione di 7 ordini di terrazzi marini, compresi tra 180 e 2 m s.l.m., incisi sia all'interno di rocce carbonatiche mesozoiche che all'interno dei terreni fliscioidi affioranti a nord di Capo Palinuro. I primi cinque ordini di terrazzi sono rappresentati da ripiani di abrasione marina, mentre il sesto ed il settimo ordine di terrazzi sono rappresentati da piattaforme e solchi di battigia incisi lungo le falesie carbonatiche di Capo Palinuro. Le tracce delle linee di riva rinvenute tra - 12/14 m e - 7/8 m sono da ritenersi coeve, se non più antiche, dell'ultimo interglaciale.
Le principali unità stratigrafiche individuate appartengono alla Sequenza Deposizionale Tardo-Quaternaria; in essa sono riconoscibili l'evoluzione spazio-temporale e la migrazione laterale e verticale degli ambienti deposizionali marino costiero, di piattaforma continentale e di scarpata del ciclo glacio-eustatico pleistocenico superiore-olocenico. La successione stratigrafica registra le variazioni dell'accomodation space dei depositi tardo-quaternari durante l'ultimo ciclo glacio-eustatico del quarto ordine, compreso tra 128 ky B.P. (stage \"Tirreniano\") e l'attuale (stage isotopico Q5e; Catalano et al., 1996). Numerose unconformities locali sono state riconosciute alla sommità di sacche di materiale grossolano deposte all'interno di depressioni e/o canalizzazioni localizzate al top del basamento acustico. Va sottolineata la natura policiclica delle unconformities poste al top del basamento acustico, evidenziata dalle superfici terrazzate poste a varia altezza, che incidono il substrato roccioso, evidenziando come questo sia stato soggetto a varie fasi di erosione/emersione, terrazzamento e successiva trasgressione, in conseguenza delle variazioni glacio-eustatiche del livello marino durante il Quaternario superiore e del sollevamento tettonico (uplift) pleistocenico, che ha interessato l'area in studio (Brancaccio et al., 1995).
L'interpretazione geologica dei profili sismici B55 e B56 (fig. 1), localizzati nell'alto morfo-strutturale di Punta Licosa, ha evidenziato la presenza del basamento acustico (unità S), affiorante a fondo mare nell'area sottocosta e che si immerge verso mare al di sotto dei depositi quaternari, che formano la copertura sedimentaria recente. Lembi di superfici terrazzate disposti a varie quote (- 8 m, - 18 m e - 21 m sul profilo B55; - 10 m e - 17 m sul profilo B56) evidenziano la complessa morfo-evoluzione del basamento acustico durante il Quaternario superiore. E' in corso di studio la mappatura di dettaglio delle superfici terrazzate, che mostrano un complessivo approfondimento verso profondità d'acqua crescenti e la loro correlazione con gli episodi di stazionamento basso del livello marino, effettuata anche in base a datazioni di livelli guida presenti nei carotaggi. (literal)
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